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Mentre salivo ai resti del tempio di Poseidone, situato su un promontorio all'estrema punta meridionale dell'Attica, pensavo all'uomo di ogni sempre e di ogni dove; al suo desiderio di conoscere il volto di Dio; ai suoi tentativi di celebrare e adorare il mistero. E mi tornavano in mente le parole che abbiamo ascoltato domenica scorsa nel Vangelo di San Giovanni: "Dio è spirito e coloro che lo adorano devono adorare in spirito e verità". "Né su questo monte né a Gerusalemme il Padre". In Cristo ogni desiderio e ogni tentativo di andare a Dio e di adorarlo è compiuto e realizzato. In Cristo il culto a Dio raggiunge la sua verità e la pienezza. Come dobbiamo ringraziare il Signore per il dono che ci è stato fatto! Noi siamo i veri adoratori!
Ma come adoriamo?
Oggi siamo saliti all'Acropoli e all'Areopago di Atene. All'Areopago San Paolo ha annunciato il Vangelo agli Ateniesi (Atti degli Apostoli capitolo 17). 'Colui che voi non conoscete io ve lo annuncio': da sempre la Chiesa è in uscita. Sta dove sta la gente, non ha paura della folla, non si arrocca in se stessa, ma va e annuncia Cristo; come Paolo ha fatto ad Atene stando in mezzo ai dotti e ai pensatori di allora. Annuncia, non impone; cordialmente, ma senza annacquare alcunché; salda nell'obbedienza della fede al suo Signore.
Una stele funeraria greca. Sulla sinistra il vivo che piange il defunto. Sulla destra il defunto che è ritratto immobile, con lo sguardo assente. Il mondo greco non conosceva la risurrezione dei morti e non aveva l'idea di vita eterna. Nelle morte non c'è spazio per la speranza, ma solo l'immobilità e tristezza. Il cristianesimo ha portato nel mondo greco la speranza della risurrezione. Il cristiano non è senza speranza, ma la risurrezione di Cristo costituisce il fondamento della fede nella vita eterna e nella risurrezione della carne. La vita non si esaurisce quaggiù, ma continua. Signore Gesù, aumenta la nostra fede.
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