La seconda domenica di Pasqua conclude la settimana della Risurrezione, la settimana dell'Ottava. Dedicata alla Divina Misericordia, questa domenica ci aiuta, dopo il Sacro Triduo, a ripensare e a rileggere l'evento pasquale di Cristo morto e risorto come evento di misericordia, come l'epifania della misericordia di Dio Padre.
In particolare il brano del Vangelo (Giovanni 20,19-31), nel narrarci l'apparizione del Risorto nel Cenacolo la sera dello stesso giorno di Pasqua, mette in evidenza il fatto che il Signore non si presenta ai suoi a mani vuote, ma li ricolma di beni: il dono della pace, la gioia per la presenza di Gesù che subentra alla paura dei Giudei, l'invio in missione, l'effusione dello Spirito Santo, il perdono dei peccati e il ministero ecclesiale della riconciliazione, la testimonianza di fede che apre le porte della comunione della persona con Cristo, i segni delle ferite dei chiodi che permangono nel corpo del Risorto, l'aiuto prestato a Tommaso per credere, la beatitudine della fede. Il Risorto, no, non si presenta a mani vuote! Il Risorto apre le sue mani e i tesori delle sue grazie ai suoi discepoli!
Se facciamo attenzione, ci accorgiamo che i beni donati dal Risorto non sono immediatamente materiali nel senso stretto della parola; sono, invece e piuttosto, beni spirituali, beni che parlano al cuore dell'uomo.
Questi beni sono quelli che alla fine rimangono e non passano.
Questi beni sono quelli che fanno la differenza tra un discepolo di Cristo ed uno che non lo è.
Questi beni sono il fondamento della nostra speranza e della nostra carità e del nostro impegno e della nostra dedizione al prossimo.
Questi beni sono la caparra, nel tempo del pellegrinaggio terreno, di ciò che ci aspetta in pienezza nella visione beatifica del paradiso.
Questi beni sono il frutto della Pasqua di Cristo per noi e in noi.
Invece, quante volte noi ci sfiniamo, nelle nostre preghiere, a domandare al Signore grazie di ogni tipo fuorché quelle che il Signore in persona ha elargito ai discepoli la sera di Pasqua! Bramosi di accumulare grazie materiali, illusi che in esse la nostra vita trovi la sua consistenza ultima. Lagnoni nei confronti del Signore e delle sue mani vuote.
