Mercoledì della terza settimana di quaresima
La Legge per l’israelita è la rivelazione di Dio e l’obbedienza ad essa rappresenta la condizione essenziale per vivere nella comunione con il Signore. La sua osservanza dona saggezza e intelligenza e da essa dipende il dimorare nella terra promessa ai padri. Praticarla rende giusti com’essa è giusta (prima lettura Dt 4,1.5-9).
La Legge è stata compiuta da nostro Signore che ha inaugurato con la sua vita e con la sua Pasqua il “regime della grazia”: la salvezza non viene più dall’osservanza della Legge, ma dalla fede in Cristo che dona lo Spirito, il quale rende il credente figlio adottivo di Dio e lo porta a chiamare Dio con il nome di Padre.
«Non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge senza che tutto sia avvenuto» (Mt 5,17-19): quale “tutto”? Il mistero pasquale: Cristo dato a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione.
Cristo compie la Legge: Egli è la rivelazione piena e definitiva del Padre.
Gli insegnamenti trasmessi dalla Chiesa sono i suoi insegnamenti: chi li accoglie, li pratica e li insegna non si consegna a una norma astratta e impersonale, disumana e disumanizzante, ma ha riconosciuto Cristo quale Signore della sua vita e nelle sue mani ha affidato tutto sé stesso.
Questa quaresima ci aiuti a passare dal regime della Legge a quello della grazia, rinnovi il nostro atto di fede in Cristo e ci faccia accogliere con cuore docile la sua parola. È una parola pronunciata dal Dio fatto uomo per l’uomo, per renderlo veramente e totalmente umano.