Il brano di San Giovanni della liturgia odierna (Gv 11,45-56) si chiude con una domanda che crea un’atmosfera di attesa. La Pasqua è vicina, si sale a Gerusalemme per esplicare i riti di purificazione prima di celebrare le funzioni al tempio, frotte e frotte di pellegrini brulicano per le vie e le piazze della Città Santa e nel tempio, nel cuore della fede israelitica, non si fa altro che parlare del grande assente, di Gesù: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

 

Gesù ha risuscitato Lazzaro e grande è il clamore prodottosi; i capi dei sacerdoti e i farisei hanno decretato la condanna a morte di Gesù e dato ordine che chiunque venga a sapere dove si trova lo denunci. Gesù non è a Gerusalemme in questo momento e si intrattiene nelle prossimità con i suoi discepoli, ma non decide di scappare, bensì si sta preparando alla sua Pasqua e di lì a poco farà il suo ingresso nella Città di Davide.

 

Sabato della quinta settimana di quaresima, vigilia della domenica delle Palme.

La quaresima volge ormai al termine (chi l’avrebbe detto ai primi di marzo?) e sta per lasciare il posto al Sacro Triduo della Passione, Morte, Sepoltura e Risurrezione del Signore, alla Pasqua. Verrà il Signore alla festa? Certo che verrà! Guai a noi se ci lasciassimo irretire nelle maglie del dubbio! Il Signore verrà a fare Pasqua con noi, con il suo popolo, con la sua Chiesa! Verrà anche quest’anno nel quale saremo privati di tanti segni della fede pasquale espressa nei riti liturgici e nelle tradizioni popolari. Chi sa, anzi, che questa privazione non si tramuti in bene (Dio trae sempre il bene dal male) perché lo sguardo dei discepoli si fissi più che sul rito o sulla tradizione in sé, senza che ciò provochi un vero cambiamento del cuore, su quello che il Vangelo chiama «il segno di Giona», il crocifisso-risorto, che è la nostra speranza e al quale vanno l’adorazione e la lode. Verrà il Signore per stringerci ancora più forte a lui e per inondare la nostra vita con la luce della sua grazia. Verrà nelle nostre case per portarvi la sua pace, l’unica che acquieta i cuori tormentati e apre al perdono e alla riconciliazione. Verrà per riversare sull’umanità riarsa dal peccato e dal male la pioggia benefica del suo amore più forte della morte. Verrà alla festa il Signore, verrà: siamo pronti ad accoglierlo, con lui sarà festa, sarà Pasqua.