Il brano del vangelo di oggi  (Gv 3, 7-15) riprende la finale di quello di ieri con Gesù che invita Nicodemo a non meravigliarsi di ciò che Dio può compiere nell’uomo in termini di rinnovamento del cuore e della vita mediante il dono della fede in Cristo e del battesimo nel suo nome e il dono dello Spirito che rende possibile l’adesione della persona al Figlio.  

 

L’immagine del vento (in greco la parola significa anche ‘soffio, spirito’) conferma la realtà misteriosa della rinascita spirituale che si attua nel credente e lo investe in tutto il suo essere: tu percepisci e ti rendi conto della novità che abita il tuo cuore, gusti i beni della pace, della gioia, della consolazione, della liberazione dal peccato, ma, se ti soffermi a considerarli nella loro origine e verso dove ti stanno conducendo nel cammino della vita, non puoi inquadrarli in una casella netta e definita.

 

Nicodemo non si capacita ancora e rimane sbalordito («Come può accadere questo?») e Gesù, allora, lo mette sull’avviso di farsi umile e di mettersi in ascolto della sua parola. Anche se Nicodemo è «maestro d’Israele», conosce la Scrittura del Primo Testamento e la insegna, adesso, per compiere il salto di qualità e passare dalla notte alla luce (ricordiamoci che Nicodemo va da Gesù di notte), bisogna che si faccia discepolo e accolga in umiltà e apertura di cuore ciò che gli dirà Gesù, il Figlio dell’uomo che viene dal cielo e conosce, come nessun’altro, il Padre.

 

Da questo momento in poi Nicodemo non parlerà più e il dialogo lascerà il posto al monologo del Signore. Tutto lascia pensare che il maestro d’Israele sia sceso dalla cattedra e sia tornato al banco dove siede il discente.

 

Scendiamo anche noi dalla nostra cattedra e facciamoci discenti di Gesù: torneremo a gustare la bellezza e la novità della vita cristiana e riconosceremo che essa è opera della potente mano di Dio che ama i suoi figli e li guida alla pienezza di vita.