Anche oggi incontriamo la figura del buon pastore (Gv 10,11-18), il brano nel vangelo di San Giovanni segue quello proclamato ieri. 

Nella similitudine del buon pastore diversi sono i personaggi rispetto ai quali egli si contraddistingue in positivo: ieri abbiamo incontrato il ladro e il brigante, oggi facciamo conoscenza del mercenario e del lupo. In ogni caso tutti questi loschi figuri sono accomunati dal fatto che o vogliono direttamente il male delle pecore (il ladro, il brigante, il lupo) oppure restano indifferenti al loro destino quando il gioco non val più la candela, come suole dirsi (il mercenario). 

Il buon pastore, no; il buon pastore vuole il bene delle pecore e lo persegue come unico fine della sua vita, anzi il bene delle pecore è connaturato al suo essere pastore e non sarebbe pastore se non si preoccupasse delle pecore; se è pastore, lo è proprio in quanto si cura delle pecore. 

Ecco, continuiamo a contemplare l'immagine del pastore e applichiamola a Gesù poiché essa ci parla di lui e del suo amore per noi. Al tempo stesso cerchiamo di individuare i loschi figuri che vogliono il nostro male e nelle cui mani omicide tante volte finiamo per cadere finendo prigionieri o, peggio ancora, uccisi, sia perché li scambiamo per amici, per persone che ci daranno una mano, dalle quali ci verrà qualche vantaggio (ma quando mai!), sia perché ci esponiamo noi stessi al pericolo allontanandoci da colui che San Pietro chiama 'il pastore e il custode' delle nostre anime.