Per quale motivo Gesù sprona i discepoli a non lasciare libero corso al turbamento? 

Si tratta di un invito di carattere generale, che prescinde da una causa specifica? 

No, non si tratta di questo, bensì Gesù, che ben conosce i cuori e vi legge dentro, sa che i suoi sono turbati, glielo legge in viso: Gesù stesso poco prima è stato scosso da un fremito raggelante mentre annunciava il tradimento di Giuda e gli apostoli se ne sono senz'altro accorti; Giuda è uscito dal cenacolo, ma non si sa perché e le parole di Gesù "quello che vuoi fare fallo presto" sono risuonate enigmatiche; Gesù se ne sta per andare verso un luogo dove essi adesso non possono raggiungerlo e chi sa con che struggimento interiore ha parlato; Pietro ha forzato e ha voluto sapere più del dovuto, Gesù gli ha preannunciato che lo rinnegherà in quella stessa notte: i discepoli sono turbati. Il turbamento è sempre concreto. 

Come si supera il turbamento? Mediante la fede in Dio e la fede in Gesù. 

Consideriamo ancora il turbamento di Gesù di cui Giovanni ci informa in 13,21: ben superiore, infinitamente più grande è stata la scossa nell'intimo del Figlio di Dio, la divinità l'ha percepita secondo la natura divina, quindi con un'amplificazione incommensurabile che nessun uomo potrebbe sostenere. Gesù l'ha superata gettando la sua angoscia nel Padre, confidando in Dio secondo quanto si legge nel Salmo 54,23 "Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà, mai permetterà che il giusto vacilli". Ecco perché Gesù dice "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me": in me che ho vinto il turbamento gettandolo in Dio e vi do la forza e la capacità affinché anche voi facciate altrettanto. Sempre l'atto di fede in Dio va accompagnato da quello in Gesù dal momento che è attraverso il Figlio che si va al Padre.