Natale: festa della fede che oggi contempla stupita il suo inizio.

Un inizio fragile, nascosto, piccolo: il vagito di un bambino, una madre e un padre poveri, come prima abitazione il fondo di una stalla.

'Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse', esclamava il profeta Isaia.

L'inizio della fede è come un germoglio: è piccolo, è niente, eppure c'è e crescerà, diventerà grande, un arbusto, una pianta.

L'inizio della fede ai più rimane nascosto, ma a qualcuno è rivelato: i pastori.

Gente semplice, messa ai margini, considerata bifolca e rozza dai grandi, dagli istruiti, dagli arrivati dell'epoca.

'A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome', dichiara San Giovanni nel prologo del suo Vangelo.

Siamo figli.

Dio non ci è più estraneo.

Dio ha un nome e un volto: Abbà, Padre.

Il suo nome e il suo volto sono scolpiti nei lineamenti della faccia di Gesù, 'il più bello tra i figli dell'uomo', che oggi vediamo vagire tra le braccia di Maria, sotto lo sguardo protettivo di Giuseppe. 

Nel Figlio anche noi figli.

Per sempre.

Perché da quella notte Dio non ha ritrattato la sua promessa, anzi.

Egli ci ha donato il suo Spirito che in noi grida 'Abbà, Padre', lo Spirito di adozione.

Figli di uno stesso Padre, fratelli di un unico Figlio, perciò fratelli tra noi, prossimi verso tutti.

Il Natale è festa della fraternità in Cristo perché nella grotta di Betlemme, in un certo senso, nasce Colui in cui noi tutti battezzati formiamo un solo corpo.

Il Natale è festa della prossimità in Cristo perché un figlio che nasce è speranza per tutti, perché una vita che viene al mondo è segno che c'è ancora una possibilità per l'uomo, per ogni uomo, e Colui che oggi da uomo vede i raggi del sole - lui che, Dio, il sole l'ha creato - è salito sulla croce e si è offerto in sacrificio per tutti.

Lode e gloria alla Santissima Trinità, oggi e sempre. Amen.

Santo Natale a tutti.

Don Massimo, parroco.