Con la quarta domenica del tempo ordinario (29 gennaio 2017) iniziamo la lettura antologica del discorso della montagna secondo San Matteo, lettura che ci accompagnerà per tutto febbraio sino alla vigilia della Quaresima.

Il discorso della montagna incomincia con le beatitudini, che delineano i contorni del perfetto discepolo di Cristo, dunque valgono sia per chi già ha accolto nella fede la parola del Vangelo sia per chi si avvicina con curiosità e interesse alla persona di Gesù.

Riporre totale fiducia in Dio; aprire a lui il proprio cuore a partire dalla coscienza del proprio bisogno e del proprio limite; rimettere nelle sue mani tutti gli istanti e le stagioni della vita; desiderare di essere come Egli vuole; farsi propagatori del suo regno; non insuperbire nei confronti dei simili; volere il bene di tutti e per tutti; ritenere il dono della fede e della moralità che da essa nasce come la gemma preziosa da custodire a qualsiasi costo e per la quale si è pronti a tutto: ecco i tratti peculiari di chi ha scelto di seguire Gesù.

E Gesù, da parte sua, promette abbondanza di vita per descrivere la quale ricorre a tutta una serie di immagini concrete: la consolazione, il possesso della terra, la sazietà, la visione di Dio, la figliolanza divina.

Esse sono proiettate nel futuro.

Il discepolo, infatti, sa che questa è la vita dell'uomo finché non approda al Padre: la pienezza non è data in questo mondo; un anticipo e una caparra sì, ma non l'intero.

Eppure il futuro, sospirato e atteso, è ciò che consente di pregustare fin da ora il gaudio celeste in ogni situazione esistenziale (comprese quelle umanamente difficili e poco o per niente invidiabili) non nei termini di un'autosuggestione, ma nella realtà di un dono reale, vero.  

Alla base di tutto sta l'intuizione fondamentale: come Cristo nessuno mai né prima né dopo.

L'intuizione di Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, degli altri apostoli e dei discepoli di ogni tempo e di ogni dove.

E' vero anche per me?

Buona domenica a tutti.

Don Massimo, parroco.