Il concetto di 'esperienza' normalmente è inteso soltanto nel suo risvolto pratico: qualcosa che si prova, che si vive, ma tralasciando il giudizio, frutto di riflessione, su quella cosa, su quella situazione, su quella persona.
Fare un'esperienza, invece, significa anche ripensare a ciò che si è vissuto e dare un giudizio.
L'esperienza, rettamente e globalmente intesa, non è mai una questione che riguarda soltanto i cinque sensi e mette in disparte la ragione e l'intelletto, anzi li postula e li attiva.
Il cieco nato testimonia tutto questo in riferimento all'incontro con Cristo.
Prima la constatazione del fatto: Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».
Poi la riflessione sul fatto: Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
L'incontro con Cristo è un fatto che accade nella vita di ogni discepolo.
Un fatto di liberazione: 'ero cieco e ora ci vedo'.
Un fatto che nessuno può contestare, che nessuno può mettere in discussione: Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Ma, perché diventi esperienza, l'incontro con Cristo deve attivare l'intelligenza, deve far pensare.
Altrimenti non ci sarà mai un credente vero.
Avremo un fanatico o un legalista o un pietista o un ritualista o un teorico ecc.: Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». (...) Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. (...) Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?» (...)
Avremo tante tipologie di uomo religioso, già.
Ma non un credente vero.
Buona domenica a tutti.
Don Massimo, parroco.