Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
L'evangelista Matteo vede in Gesù, che entra nella città di Gerusalemme cavalcando un puledro d'asina, il compimento di un passo del profeta Zaccaria (Zac 9,9). Questo, a sua volta, rimanda a una delle benedizioni pronunciate dal patriarca Giacobbe, prima della morte, sui suoi dodici figli: quella rivolta all'indirizzo di Giuda, alla cui tribù Gesù appartiene (Genesi 49,11: 'Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina').
Un re mite è Gesù: la sua non è la cavalcatura dei ricchi e dei potenti, ma quella dei padri d'Israele.
Un re mite è Gesù: la sua cavalcatura non fa paura e non rumoreggia, la sua cavalcatura è quasi impercettibile.
Un re mite è Gesù: quel passo di asina e di puledro di asina compiono e realizzano la profezia di Isaia che risuona nella Messa della Notte di Natale: 'Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio'.
Un re mite è Gesù e noi possiamo accostarci 'con fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno' (Lettera agli Ebrei 4,16).
'Imparate da me che sono mite e umile di cuore', aveva già detto profeticamente Gesù nel capitolo undicesimo del Vangelo secondo San Matteo.