Con l'assenza della celebrazione eucaristica il Sabato Santo potrebbe essere scambiato per un giorno di passaggio, ma non è così.

Oggi celebriamo il mistero della discesa di Cristo agli inferi, cioè nel regno dei morti, il luogo dove Dio, la vita sono assenti, lontani.

Il Signore della gloria, crocifisso per noi, va nella regione più distante dal cielo e lì squarcia le tenebre e il buio portandovi la luce e la vita. 

I progenitori, i patriarchi, i profeti e i giusti d'Israele e con loro i giusti di ogni tempo prima di Cristo vengono liberati dal dominio della morte e del demonio e fatti entrare nel regno dei cieli.

La Pasqua di Cristo inizia a produrre i suoi frutti: frutti di liberazione e di vittoria sul male e sulla morte.

La discesa agli inferi è il punto più basso dell'abbassamento e dello svuotamento del Figlio di Dio, ma è anche l'inizio della risalita verso l'esaltazione della risurrezione.

Se non dobbiamo pensare a dei luoghi geograficamente determinati, quanto a realtà trascendenti e soprannaturali, ciò non toglie tuttavia sostanza al mistero: ogni dove è raggiunto dalla potenza sprigionata dalla croce di Cristo, illuminato dalla presenza del Figlio di Dio e del suo Spirito, liberato dalla tirannia del maligno e della sua alleata più temibile: la morte.

Fin d'ora presagiamo il completamento dell'opera della redenzione: colui che libera i giusti della Prima Alleanza non può rimanere inerte nel suo sepolcro e la pietra, sigillata a protezione di quest'ultimo, ha le ore contate.

A tutti una santa attesa della Risurrezione del Signore.

Don Massimo, parroco.