Il brano del Vangelo della ventesima domenica 'per annum' a prima vista suscita delle perplessità: che vorranno mai dire il silenzio di Gesù a fronte delle pressanti implorazioni della donna cananea e quella distinzione, poco diplomatica, fra cani e figli? 

Il motivo ultimo sta nel fatto che secondo l'evangelista San Matteo l'attività terrena di Gesù fu rivolta unicamente al popolo giudeo, primo destinatario dell'annuncio del Vangelo. La predicazione della salvezza a tutte le nazioni, quindi ai pagani, doveva essere riservata, invece, all'azione missionaria degli apostoli dopo la risurrezione del Signore (vedi la finale del Vangelo). 

Eppure, qui, si verifica un'eccezione: una donna pagana strappa il miracolo a Gesù per la grande fede riposta in lui. 

È un'eccezione molto significativa: anche un pagano può ricevere la salvezza, la fede è l'unica condizione richiesta, Gesù vuole e cerca la fede da è in cui si rivolge a lui.

I discepoli, no.

Per essi la donna cananea è soltanto una seccatura e l'accoglimento della sua domanda da parte del Maestro è visto da loro come la soluzione, sbrigativamente efficace, per eliminare il problema. 

'Accontentala e pace': in questi termini talvolta ci esprimiamo noi e, nei fatti, molti agiscono: il bisogno immediato è tolto, ma le domande di fondo, che agitano tanti cuori, rimangono inevase col loro carico pesante da portare. 

È la condizione nella quale versano troppi minori.

Il Signore si attesta su una linea diversa.

Egli sa che la salvezza si dà solo quando il cuore è messo in grado di aprirsi tutto, dire ciò che lo abita e, il più delle volte, lo ferisce, buttarsi nel Cuore di Dio.

Il Signore sa anche che ci vuole tempo per tutto questo.

Perciò aspetta e può darsi che sulle prime non risponda e rimanga in silenzio: per dare modo all'anima di arrivare a volere ciò che Egli vuole e credere illimitatamente che Egli lo possa realizzare.