Pensiero del Parroco

40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi purificarmi!". 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, sii purificato!". 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: "Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro". 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Marco 1,40-45 
 
 
Con la sesta domenica del tempo ordinario, posta a ridosso dell'imminente Quaresima, concludiamo la lettura del primo capitolo del Vangelo secondo Marco che la liturgia festiva della parola ci ha fatto ascoltare per intero.
L'episodio narrato è la guarigione di un lebbroso.
Poiché la lebbra, secondo la concezione giudaica, era vista come una figura della morte e un flagello divino, la guarigione di un lebbroso viene ad assumere i contorni di una vera e propria risurrezione. Il malato, fino a quel momento escluso dalla vita della comunità, condannato a un isolamento forzato che anticipava nel tempo la condizione sepolcrale, è riportato tra i viventi e rimandato nel mondo. Si tratta, dunque, della guarigione più potente e maggiormente carica di significati fra tutte quelle operate dal Signore. Essa rende manifesta, infatti, la straordinaria potenza che promana dalla persona di Gesù e che travolge ogni forza di peccato e di male. 
Al tempo stesso, leggendo, alcuni particolari ci colpiscono e ci meravigliano.
Come mai, ad esempio, il Signore allontana da sé in modo brusco e imperioso il lebbroso appena guarito dal suo male? Teniamo conto, poi, in proposito che il vocabolario usato dall'evangelista è lo stesso impiegato nei dialoghi fra Gesù e i demoni. Perché l'uomo disubbidisce al comando di Gesù e, anziché adempiere la consegna del silenzio su quanto occorsogli, si mette a narrare la vicenda ai quattro venti? Anche qui, osserviamo che i termini rimandano all'annuncio del Vangelo, ma con importanti variazioni: 'proclamare' sì, ma generiche 'molte cose' (che la traduzione italiana omette inspiegabilmente); 'divulgare' (un verbo usato in contesti ambigui, per non dire con sfumature negative) 'la parola' (più che 'il fatto'), ma quale? La sua o quella di Gesù? 
Insomma, si tratta di una guarigione ambigua, con delle zone d'ombra, come del resto è ambigua ogni guarigione (per questo Gesù non ne opera moltissime) nel senso che si è tentati inevitabilmente di porre l'accento sul meraviglioso e sul miracolistico più che sulla dimensione di grazia e di rivelazione della misericordia e della pazienza divine. 
Il rischio è sempre in agguato, il rischio di scambiare Gesù per un taumaturgo fuori del comune, eccezionale, come uno dei tanti santoni di cui è pieno il mondo; e di dimenticare che egli è il Salvatore e il Redentore e che la guarigione può starci, ma anche no. La salvezza, infatti, comprende e insieme oltrepassa la dimensione corporea. Se il Signore è un taumaturgo, o bene bene o male male: o gli stendi i tappeti rossi davanti ai piedi o gli sbatti violento la porta in faccia. Se il Signore è il Redentore, le cose cambiano.  
Saggiamente le 'Premesse' al Rito dell'Unzione degli Infermi ricordano, al numero 7, che 'questo sacramento conferisce al malato la grazia dello Spirito Santo; tutto l'uomo ne riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla sua fiducia in Dio e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l'ansietà della morte; egli può così non solo sopportare validamente il male, ma combatterlo, e conseguire anche la salute, qualora ne derivasse un vantaggio per la sua salvezza spirituale (il neretto è una mia sottolineatura); il sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale del cristiano'.
L'ambiguità della guarigione sta proprio nel fatto che non abbiamo chiaro il rapporto fra questa e il vantaggio arrecato alla salvezza dell'anima.
Solo il Signore sa, ogni nostra pretesa in questo campo ci conduce solo a fraintendere, illuderci e ingannarci; possiamo unicamente chiedere al Signore la grazia dello Spirito perché il Paraclito sia in noi luce e principio di discernimento. 
 
Parrocchia Sacro Cuore di Gesù
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