Pensiero del Parroco

Nella seconda domenica di Quaresima ascoltiamo la pagina evangelica della Trasfigurazione di Gesù.
 
2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!". 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. 
 
Nel nostro itinerario quaresimale la Trasfigurazione assume i connotati di un vero e proprio anticipo della festività pasquale verso la quale ci siamo incamminati fin dal mercoledì delle Ceneri. 
Come sul monte Tabor il Signore manifestò la sua identità divina durante il tempo della sua vita terrena e subito dopo il primo annuncio della sua passione e della sua morte e aver posto le condizioni della sequela di lui, così noi oggi contempliamo già il traguardo che sta al termine della Quaresima ricevendo stimolo, forza, sollecitazione per intensificare l'impegno di conversione e di penitenza. 
È la Pasqua che dà senso alla Quaresima, è la Pasqua che giustifica la Quaresima, è la Pasqua che ci fa percepire la necessità e l'importanza della preghiera, del digiuno, della carità, della penitenza e della conversione. Pratiche che altrimenti finirebbero per apparirci irragionevoli, buone solo per autoinfliggerci masochistiche rinunce e privazioni, diventano, invece, un aiuto e uno strumento per aiutarci ad aprire il cuore al Signore e giungere con animo nuovo a celebrare la Risurrezione. 
Proprio perché anticipo della Pasqua, la Trasfigurazione ci invita a contemplare il Signore Gesù come colui nel quale Dio si rivela al mondo: quella gloria divina nascosta sotto le pieghe di una umanissima umanità (permette l'espressione) ci dice che il Risorto è il Crocifisso e che la potenza della Risurrezione si manifesta nella debolezza della carne umana di Cristo che ha sofferto la morte e che il ventre della terra ha ospitato senza tuttavia poterla divorare. Pietro che vuole costruire tre capanne è lo stesso che poco prima ha rifiutato l'annuncio della morte del suo maestro: lì il pensiero della fine vergognosa e infamante lo spaventava e lo terrorizzava, qui la visione di luce e di pace lo tranquillizza al punto da volere che essa non finisca, ma sia lì sia qui è lo stesso Pietro con la sua incredulità, con la sua fatica a capire che agisce e opera. Se non riesce ad accettare un Messia sconfitto e oltraggiato quale Gesù si è dichiarato e presentato, non può nemmeno accettare che Dio da quel Messia, da quella debolezza possa trionfare. 
Il mistero della Pasqua: Dio vittorioso nella debolezza! 
Dinanzi a questo mistero non possiamo fare altro che adorare: solo la fede conosce, solo la fede comprende, solo la fede accoglie. 
Lo è stato in Cristo, lo è in ognuno che voglia mettersi dietro Cristo e seguirlo.  
 
Parrocchia Sacro Cuore di Gesù
Via Alcide de Gasperi n. 9
Campi Bisenzio, (FI) - 50013
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