Pensiero del Parroco

14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio".
Gv 3,14-21
 
 
Dopo il segno del tempio, quello della croce innalzata a somiglianza e compimento dell'asta elevata da Mosè nel deserto (cfr. Libro dei Numeri 21,6-7). 
Continuiamo il nostro percorso di avvicinamento alla Settimana Santa in compagnia del quarto evangelista con un brano tratto dal dialogo fra Gesù e Nicodemo, nel quale San Giovanni richiama un episodio del tempo passato da Israele nel deserto e lo vede compiuto in Gesù innalzato sulla croce. 
In questa quarta domenica di Quaresima ci vengono annunciati lo scopo e la causa della morte del Signore in croce: lo scopo è la salvezza per chiunque nella fede accolga Cristo ('perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna'), perché l'atto di fede nel Signore sia efficace e non rimanga sterile; la causa è l'amore del Padre che fa del Figlio suo il dono per eccellenza e l'amore di Gesù stesso che si offre in obbedienza e in sacrificio. 
L'innalzamento della croce e di Gesù su di essa, cui Giovanni assisté sul Calvario, ricordò all'evangelista il gesto che Mosè compì nel deserto su ordine di Dio per salvare gli Israeliti morsi da serpenti velenosi: il Cristo crocifisso è colui che porta la salvezza del Padre all'uomo e al mondo. Il Cristo innalzato sulla croce è il segno che va guardato per scorgere in questi abisso di sconfitta e di sofferenza l'abisso di un amore più grande e più forte, che vince la sofferenza e la morte. Senza Cristo crocifisso, senza Cristo innalzato ogni atto di fede in lui è vano, inutile, inefficace. Bisogna che superiamo anche noi lo scandalo della croce quando essa si rende presente nella nostra vita, altrimenti la fede crolla sotto un carico inaudito di inconsistenza e di impotenza.
Quando Giovanni vide Gesù innalzato sulla croce, capì anche l'amore del Padre e l'amore di Gesù per tutta l'umanità, capì che quella croce innalzata era segno, gesto d'amore. Avrebbe potuto il Padre salvarci in altro modo? Certo, avrebbe potuto. Eppure il Padre ha scelto la via della Croce per suo Figlio perché, come afferma San Francesco di Sales, "quello che era sufficiente alla nostra salvezza, non bastava al suo amore". Avrebbe potuto l'uomo-Dio Gesù Cristo scegliere di non morire, lui che senza peccato, il Santo di Dio, non era condannato alla morte, conseguenza del peccato di origine, come tutti gli altri uomini, noi compresi? Avrebbe potuto, certo. Ancora San Francesco di Sales: "Ma nostro Signore non ha voluto servirsi di questo privilegio; anzi, ha assunto un corpo passibile e mortale; si è incarnato per essere Salvatore, ci ha voluto salvare soffrendo e morendo, prendendo su di sé e sulla sua sacra umanità, con tutto il rigore della giustizia, ciò che noi avevamo meritato con le nostre nequizie".
La quarta domenica di Quaresima è la domenica della gioia che ci ricorda che la Pasqua è vicina. 
Ma non è una questione solo o in primo luogo di vicinanza temporale.
È una questione molto più profonda: è una questione d'amore; si gioisce perché il Signore ci ama, perché il Signore ci dona la salvezza, perché Cristo è stato innalzato in croce. Per noi e per tutti. 
Parrocchia Sacro Cuore di Gesù
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