Con domenica 5 giugno riprendiamo il ciclo delle domeniche 'per annum'.

Il Vangelo di questa domenica ci porta a Nain, un villaggio a metà strada fra Nazaret e la costa mediterranea, dove Gesù risuscita il figlio di una vedova, restituendo la vita sia al giovane, strappato al potere della morte, sia alla madre, che era morta dentro se stessa alla scomparsa dell'unico frutto del suo grembo.

Gesù ha il potere di dare la vita e di strappare l'uomo dalla morte. Egli può dare la vita a chi è morto, nello spirito come ai nostri corpi caduchi e creaturali, perché ha in se stesso la vita, è il Vivente, è la vita.

Gesù, infatti, è il Signore: così Luca lo chiama, in questo episodio, per la prima volta nel suo vangelo, attribuendogli il titolo che il Primo Testamento dava a Dio. E Dio è la fonte e l'origine della vita, che da lui procede e scaturisce.

Noi siamo i discepoli del Signore della vita, di colui che può dare la vita e risanare, guarire, risuscitare.

C'è da chiedersi se crediamo fino in fondo a Gesù, Signore della vita e che dà la vita.

Quando ci viene fatto di pensare, considerando gli aspetti di fragilità del creato, che Dio in alcuni casi si sia come addormentato o abbia volto lo sguardo altrove; quando, posti dinanzi a situazioni di morti spirituali, esistenziali e morali, esitiamo a proporre Gesù come medicina dello spirito; quando, soffocati dalle spire del lutto, la vita eterna e la risurrezione ci appaiono delle chimere: allora diamo prova di non credere con tutto noi stessi che Gesù sia il Signore, che Gesù sia il Vivente, che Gesù sia il dispensatore della vita.

Buona domenica a tutti.

Don Massimo, parroco.