Nella seconda lettera di San Paolo a Timoteo al capitolo secondo si legge quello che è stato definito «un canto di lode del martire»:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso (2,11b-13).
I primi tre stichi sono costruiti secondo la figura retorica del parallelismo, il quarto interrompe questa sequenza: la debolezza nella fede non attira su di sé il giudizio implacabilmente severo di Cristo. Come afferma un grande biblista del secolo scorso, Jeremias, «la logica si spezza nell'amore del Salvatore».
Nella prima lettura della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù il profeta Osea dà voce all'ispirazione divina che porta nel cuore con parole che dicono tutto l'amore del Signore Dio per il suo popolo:
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò a te nella mia ira (11,9).
'La logica si spezza nell'amore del Salvatore'; 'sono Dio e non uomo'.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua (Giovanni 19,32-34).
Il fianco squarciato del Crocifisso spezza ogni logica.
Il Cuore umano-divino di Gesù, trafitto dalla lancia di Longino, trabocca d'amore, un amore che rende priva di potere ogni logica umana per lasciare spazio soltanto alla misericordia del Padre.
Lasciamoci guarire dalle nostre logiche perverse e avvitate su se stesse, con le quali presumiamo e ci illudiamo di dare un senso alla nostra vita, e il Cuore amabilissimo del Redentore riversi ancora una volta su noi il suo torrente di grazia che lava i nostri peccati e ci fa uomini e donne redenti.
A tutti una santa festa del Sacro Cuore di Gesù.
