Pensiero del Parroco

Quest'anno la liturgia domenicale della dodicesima domenica 'per annum' cede il posto a quella della solennità della nascita di San Giovanni Battista. Con la riforma liturgica di Paolo VI sono ormai pochissimi i casi nei quali in domenica si celebra un santo con letture e formulari di preghiere propri; fra questi rientra, per l'appunto, la festa del 24 giugno. La figura del Battista ci è familiare in Avvento e la Chiesa nella sua sapienza le ha voluto dedicare due celebrazioni specifiche per celebrarne la nascita e la morte (29 agosto). Ci troviamo, dunque, dinanzi a un personaggio che non possiamo ignorare e che ha da dirci molto anche oggi. 
Il Battista è un uomo del Primo Testamento. Sì, certo, le sue vicende sono narrate nei vangeli, ma Giovanni non è un testimone della risurrezione come gli apostoli. Giovanni è il compimento dell'attesa del Messia che ritroviamo in tutto il Primo Testamento, egli ha la grazia di poter vedere con i suoi occhi e di poter annunciare con la sua parola che il Messia è finalmente giunto e che è realmente vero che Dio ama il suo popolo.
Giovanni è l'erede delle voci dei profeti che in lui, anzi, risuonano tutte quante. Da profeta Giovanni è un uomo tutto dedicato a Dio e di lui colpisce la fedeltà alla missione ricevuta, fedeltà figlia di un affetto straordinariamente intenso per Dio. La statura morale di Giovanni, la franchezza di linguaggio nel rivolgersi ai contemporanei, la chiara percezione del proprio compito nella storia: tutto nel Precursore nasce dall'amore per il Signore Dio e il suo Cristo.
Giovanni è un innamorato di Dio e in quanto tale ci è proposto come modello di riferimento e punto di confronto. Che vogliamo dire con questo?
Non sarà semplicemente un nostro sforzo a renderci giusti dinanzi a Dio.
Quando il Battista almeno inizialmente si rifiuta di battezzare Gesù, egli lo fa perché sa benissimo chi ha dinanzi, sa bene che egli è peccatore e di fronte gli sta il Santo e il Giusto. Quando Giovanni sferza i farisei con parole di fuoco e minaccia su tutti castighi e ira imminente da parte dell'Altissimo, egli non è uno dei tanti fustigatori di costumi che da sempre popolano la storia dell'uomo e sono i primi, il più delle volte, a razzolare male essi stessi dopo avere predicato tanto bene agli altri, no. Le parole forti e severe di Giovanni nascono da un cuore infiammato da zelo per il Signore, conscio della gravità del peccato e convinto della assoluta necessità di conversione anzitutto per se stesso; un cuore che non teme di ammettere la propria debolezza allorquando dal carcere il Battista invia una delegazione di suoi discepoli da Gesù a chiedergli se sia davvero lui il Cristo o se l'attesa del Messia debba ancora prolungarsi. 
Quanto ci piacciono i nostri sforzi! Quanto ci piace essere giusti davanti a Dio per merito nostro! Ma in una giustizia del genere non c'è salvezza, si trovano soltanto perdizione e mostruosità. L'unica giustizia che salva è il dono di grazia che ci è fatto in Cristo e un cuore pentito e sempre penitente è la disposizione adeguata per accoglierlo.    
Parrocchia Sacro Cuore di Gesù
Via Alcide de Gasperi n. 9
Campi Bisenzio, (FI) - 50013
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