Pensiero del Parroco

1 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. Marco 6, 1-6 
 
Quattordicesima domenica del tempo ordinario. 
Dalla casa di Giairo Gesù si sposta nella sua patria, cioè a Narazet, ma, diversamente da quanto accaduto con la donna affetta da perdite ematiche e con lo stesso Giairo, qui non incontra accoglienza favorevole. Quella medesima sapienza di parola e di insegnamento e quei medesimi prodigi, che altrove hanno suscitato ammirazione e consenso, a Nazaret non smuovono di un millimetro i concittadini di Gesù. Essi lo conoscono fin da fanciullo, sanno, meglio credono di sapere, tutto di lui e della sua famiglia, stentano ad ammettere che il loro conoscente possa avere detto e compiuto ciò che di lui si vocifera e si parla in tutta la Galilea. A fronte di questo muro di incredulità Gesù è costretto a constatare con grande amarezza il fatto del voluto rifiuto da parte di coloro in mezzo ai quali aveva vissuto fino a poco tempo prima. Eppure non si scoraggia, ma continua l'annuncio del Vangelo nei dintorni del suo paese. 
La presunzione conoscitiva degli abitanti di Nazaret genera la loro incredulità. Per essi non c'è nessuna possibilità di penetrare nelle profondità del mistero della persona di Gesù perché quanto essi conoscono fin qui della vita di lui diventa il metro di giudizio esclusivo ed escludente per valutare il suo operato. Ritengono di sapere e per questo finiscono per non conoscere.
Ogni incredulità nei confronti di Cristo e del Vangelo nasce da qui, da un approccio a Cristo falsato da una propria, umana prospettiva che si assume come discriminante. È il caso di chi bolla Cristo e il Vangelo come una favola e il cristianesimo come una pura e semplice invenzione di uomini; è il caso di chi riconosce Cristo come un grandissimo uomo e le sue parole come esempio di altissimo insegnamento, ma non va oltre e non ne professa la divinità; è il caso di chi crede sì che Cristo sia il Figlio di Dio fatto uomo, poi però vive come se niente fosse; è il caso di chi magari ascolta la Parola di Dio in un contesto di fede (le letture della Messa, ad esempio), ma che si legga o non si legga la Parola di Dio fa lo stesso, mai una volta che una parola o una frase lasciasse il segno dentro. L'incredulità ha diverse facce, ma unica è la genesi: presumere di sapere qualcosa su Cristo e innalzarlo a metro di giudizio. 
La conseguenza è che il Signore non può operare. Le parole di Gesù, divenute proverbiali, tradiscono una immensa amarezza. Se Dio vuole la salvezza di tutti, se Dio vuole questo con la volontà di cui egli è capace, cioè infinita, se Dio percepisce questo suo volere da Dio, quanto immensa, infinita, divina sarà stata l'amarezza provata da Gesù. Il Signore ci risparmi dal causare anche noi al suo Cuore una ferita sì dolorosa.  
Parrocchia Sacro Cuore di Gesù
Via Alcide de Gasperi n. 9
Campi Bisenzio, (FI) - 50013
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