“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.” (EG1)
Papa Francesco ci dice che gioioso può essere qualsiasi percorso di vita che sia nella logica del Dio di Gesù Cristo, cioè di un amore costante e concreto per gli altri esseri umani derivati dall'incontro con una Persona. La gioia quindi non è un sentimento, un'emozione, uno stato d'animo, ma una presenza; è la presenza di un bene, di un bene amato che deve essere conosciuto per essere accolto e ogni volta che facciamo esperienza della sua presenza noi siamo nella gioia.
L'insistenza sulla gioia, il termine ricorre 59 volte nell'esortazione, ha il carattere del “lieto annuncio” che costituisce il Vangelo.
“Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice. In realtà, il suo centro e la sua essenza è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31). Cristo è il «Vangelo eterno» (Ap14,6), ed è «lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb13,8), ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili.” (EG 11)
Aver gustato la vera gioia permette di smascherare l'insoddisfazione profonda di ogni chiusura in se stessi per quanto confortevole possa essere. Il messaggio dell'esortazione ci porta verso una verità fondamentale della nostra Fede, spesso ripetuta, ma ancor più spesso incompresa o non presa sul serio: Dio vuole la gioia e la felicità dell'uomo e la vuole per tutti.
“Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore»”. (EG3)
Se abbiamo veramente incontrato Gesù e ci ha liberato dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento, noi possiamo essere persone stanche, ma contente e capaci di superare la scontentezza, dimostrandolo a chiunque ci si ponga di fronte.
“Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: «Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere … Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza”. (EG6)
La speranza come continua ricerca e come opportunità necessaria da offrire a chi non la possiede. In una società nella quale la famiglia attraversa una crisi culturale profonda, dove l'individualismo favorisce uno stile di vita che snatura i vincoli familiari, una società la cui economia uccide, il Papa denuncia l'attuale sistema economico e lo definisce “ingiusto alla radice”, perchè prevale la legge del più forte. E gli esclusi sono dei veri propri rifiuti, avanzi. Proprio per questo dobbiano sentirci chiamati a prenderci cura della fragilità e alla difesa della vita umana. Il Papa ci esorta in maniera costante ad avere cura dei più deboli ed a sviluppare i legami con le persone, evitando di sprofondare nell'isolamento.
“È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane.
….Ma «è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza» (EG86)
“La fede significa anche credere in Lui, credere che veramente ci ama, che è vivo, che è capace di intervenire misteriosamente, che non ci abbandona, che trae il bene dal male con la sua potenza e con la sua infinita creatività. Significa credere che Egli avanza vittorioso nella storia insieme con «quelli che stanno con lui … i chiamati, gli eletti, i fedeli» (Ap17,14). Crediamo al Vangelo che dice che il Regno di Dio è già presente nel mondo, e si sta sviluppando qui e là, in diversi modi: come il piccolo seme che può arrivare a trasformarsi in una grande pianta (cfr Mt 13,31-32), come una manciata di lievito, che fermenta una grande massa (cfr Mt13,33) e come il buon seme che cresce in mezzo alla zizzania (cfr Mt 13,24-30), e ci può sempre sorprendere in modo gradito. È presente, viene di nuovo, combatte per fiorire nuovamente. La risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano. Non rimaniamo al margine di questo cammino della speranza viva!” (EG278)
Alla luce del Vangelo, quali conversioni dobbiamo attuare in noi e in ciò che testimoniamo affinchè la nostra gioia sia visibile?
Ma tu hai scoperto che il Vangelo è gioia? Riesci a trasmetterla?
Nelle avversità della vita sei capace di trovare la speranza nella gioia del Vangelo?
Noi testimoni del Vangelo corriamo il rischio dell'incontro con l'altro? Con il suo dolore, le sue richieste? Con la nostra gioia riusciamo a trasmettergli speranza?
Commenti
Penso che sia quella gioia particolare che significa dare affetto, vicinanza e serenità al prossimo.
Dobbiamo essere persone di cuore.
Nella società di oggi, a volte, incontriamo persone che hanno più bisogno di una parola o di un momento di gioia che di altro. Scrivo questo ma io sono la prima a non riuscirci proprio perché spesso prevalgono in me stessa le preoccupazioni o tensioni che sopprimono la gioia dentro. Allora mi devo riprendere, fermarmi, fare silenzio e pregare per ritrovare il Signore che sempre mi accoglie con gioia.
Ma che vita sarebbe senza questa certezza?
Io vorrei solo dire che ieri, domenica 18 febbraio, abbiamo vissuto a Limite un bel momento di fraternità e di comunione ecclesiale. Un gruppo numericamente cospicuo, duecento persone circa, un clima di intensa partecipazione, tante confessioni, la concelebrazione quale segno vivente di quel legame sacramentale che ci fa essere uno in Cristo. La gioia del Vangelo vive di questo legame sacramentale che si origina nel e dal Battesimo. La gioia del Vangelo è sapersi facenti parte di un unico corpo, la Chiesa, la gioia del Vangelo è accorgersi e prendere sempre più coscienza che la salvezza è condivisa e non è soltanto mia così come la croce e la fatica sono condivise. La gioia del Vangelo è avere la grazia di poter camminare insieme e questo, in tempi così fortemente individualistici come i nostri che ci rinchiudono in steccati insormontabili, è davvero un dono di cui ringraziare. DM
Oggi corriamo tutti fra mille impegni, è facile essere nervosi anche verso gli altri ma se cerchiamo la Fonte della pace e della gioia, almeno la domenica, forse un po' più gioiosi lo saremmo soprattutto verso chi incontriamo.
Bisogna esserne convinti, di questo, perché la società di oggi è impostata a valorizzare la domenica nel senso opposto, non lascia spazio alla nostra parte spirituale,
, quella parte da curare per portare speranza e gioia al nostro prossimo. Grazie Signore di questo giorno, Tu sai che ne abbiamo bisogno!!!!
La fede in Gesù, l’aiuto dello Spirito Santo unici antidoti alle “ubriacature” di un tempo inquieto
Quel suo abbraccio che ci offre dalla croce ad ognuno di noi ci incoraggia a seguirlo ogni giorno. Nella sofferenza, nei periodi più bui o più difficili, il suo abbraccio e la sua vicinanza sono più forti perché noi abbiamo paura e siamo deboli.
Riuscire a portare le nostre croci con amore significa dare testimonianza perché la sofferenza ha un grande valore per i nostri peccati e per quelli del mondo. Il saperla portare ci deve rendere sereni perché Gesù ha sofferto e soffre per noi e insieme a noi. Questa serenità si può trasformare in gioia da portare agli altri che non riescono a d accettare la sofferenza.
Tutti, comunque, facciamo molta fatica a portare la croce dovremmo contemplare il crocifisso con più fede.
Ognuno di noi ha le proprie croci da portare ma Gesù era solo a portare la croce noi, invece, abbiamo Lui vicino e non ci abbandona mai perché è vivo, di questo siamo sicuri.
Allora gridiamo: sei forte Signore!
Col cuore vi auguro buona Pasqua!!
La nostra vita quotidiana è fatta di piccoli SI per vivere da cristiani, il riuscirci ci farebbe sentire più gioiosi e sereni dentro perché il dire SI è fare la volontà di Dio e trovare la felicità del cuore il questa vita e in quella eterna.
Preghiamo per questo Maria, soprattutto per i giovani che hanno bisogno di capire quello che il Signore gli chiede.
Un cammino progressivo verso il Signore è la vera gioia che nasce dalla convinzione che Gesù ci ha salvato, una salvezza che è per tutti.
C'è bisogno di un nuovo protagonismo da parte di ognuno di noi, cioè ogni persona deve prendere coscienza di annunciare il Vangelo. Come evangelizzare oggi? Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda......
Segue.....
Può evangelizzare una persona che ha un carisma particolare da donare alla comunità; la cultura e la politica hanno bisogno di essere evangelizzate perché ci sono delle profonde radici nel Vangelo.
Oggi c'è una forte difficoltà di comunicazione faccia a faccia ed anche una certa paura a prendersi degli impegni, ma il modo più evangelizzante è lo stile di vita cristiano. È certamente impegnativo e difficile perché deve essere contiinuo e perseverante nel tempo ma questo parla più di tante parole. Ci vuole forza e fede che attingiamo dalla preghiera e dall'Eucarestia, dobbiamo smuoverci ed abbandonare le nostre sicurezze e programmi (almeno in parte) e fare comunità prima nelle nostre parrocchie poi rimettiamo tutto nelle mani del Signore (senza deresponsabilizzarsi). Siamo pochi? Non scoraggiamoci mai a fare il bene!
Penso anche ai catechisti che ci mettono il loro tempo e sacrificio che va rispettato e riconosciuto. Io non ho esperienza di catechesi ai bambini ma posso provare a dare dei suggerimenti per discuterne. Il discorso è ampio ma cerco di essere sintetica:
- i gruppi dei bambini della primaria il sabato mattina e/o la domenica mattina mentre quelli delle medie il pomeriggio di un giorno della settimana;
- tutti insieme i ragazzi di uno stesso anno di catechesi;
- incontri ogni quindici giorni ( vista la difficoltà con lo sport) ma di un'ora e mezzo di cui uno al mese restano i genitori per la catechesi degli adulti;
- incontri di recupero a maggio per i ragazzi che hanno fatto diverse assenze.
Tutto questo perché essendo una scelta è necessario impegno, partecipazione e volontà di ogni famiglia.
Fare un sacramento è la festa d'inizio di un'avventura e di un impegno di vita.
Lavoro,scuola,spesa sport,compleanni,catechismo,tv, gioco ecc...la giornata di ogni famiglia con bambini ha questo tran tran..il catechismo è uno deli tanti impegni o appuntamenti che oggi ha un bambino..e che facciamo se tutto non rientra nella settimana ? si rinuncia allo sport ?.. a un compleanno?..ad una uscita ? va bene..se non vai questa settimana ci vai la prossima al catechismo. ..tanto è solo un ora...che vuoi che sia...che vuoi che sia mettere Gesù come una delle tante "cose "da fare. Ecco la grande crisi della famiglia cristiana di oggi. Gesù non è più al centro del nostro presente,del quotidiano.
Il presente, il Vangelo ,la parola di Vita è solo un libro che prende polvere nelle nostre case. Uno sbadiglio.
Essere cristiani si riduce alla Messa domenicale ? E quando si esce cosa rimane dentro di noi ?..
E nelle famiglie oltre il "mondo" c'e' spazio per il Signore ?
Mi ha fatto riflettere l'omelia di domenica del don, alla messa delle 10.....parrocchia destinata all' estinzione. ..come i dinosauri ? Bisogna non vergognarsi e testimoniare a tutti con la nostra vita ..nel quotidiano, in ogni istante che Dio è amore ...che è l'unico Ideale che non mi tradirà mai...
Bisogna ritrovare il vero punto di riferimento che ci guida: Gesù che è la nostra Via, Verità e Vita.
Come comunità cercare delle iniziative di comunione con catechesi, scambio di esperienze e incontri di preghiera comunitaria più frequenti.
Come cristiani dobbiamo essere delle persone che non hanno paura a dimostrarlo avvicinando le persone con una parola, con un sorriso o con un saluto. Per spiegarlo riporto questa preghiera di Madre Teresa di Calcutta:
"NON PERMETTERE MAI
CHE QUALCUNO VENGA A TE
E VADA VIA SENZA ESSERE
MIGLIORE E PIÙ CONTENTO.
SII L'ESPRESSIONE
DELLA BONTÀ DI DIO.
BONTÀ SUL TUO VOLTO
E NEI TUOI OCCHI,
BONTÀ NEL TUO SORRISO
E NEL TUO SALUTO.
AI BAMBINI, AI POVERI
E A TUTTI COLORO CHE SOFFRONO
NELLA CARNE E NELLO SPIRITO
OFFRI SEMPRE UN SORRISO GIOIOSO.
DAI A LORO
NON SOLO LE TUE CURE
MA ANCHE IL TUO CUORE.